“Alcuni
usano ballare nelle case; altri nei crocicchi delle vie; alcuni vestiti a
festa, altri quasi seminudi; alcuni tenendo in mano i fazzoletti, o simili
adornamenti femminili, altri reggendo pesanti arnesi della casa. Uno dei più
barbari balli è quello che taluni fanno nell’acqua. Immancabilmente è
accompagnato il ballo dal monotono e cadenzato suono del violino, e dal rullo
ineguale di un tamburello colle nacchere, suono e cadenza che si approssimano
all’altro della pìzzica-pìzzica, ch’è il ballo più antico e veramente popolare,
tutto proprio del nostro popolo, la cui tradizione si spegne nei secoli più
lontani”: così scriveva Giuseppe Gigli in “Superstizioni, pregiudizi e
tradizioni in Terra d’Otranto” (1893). Continua a leggere...
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